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Alcuni cenni storici

Da pitta  (pece) e rew  (fundo).Esisteva al secolo XII, e ricoverò l’esercito di Manfredi (?). Ha due fontane, Noce e Giaimo (o Gaimo?). Si dice per ingiuria Pittarella ciunciulusa.  Fiume, Scafunora (o Scafunara), che viene da Pedivigliano; sotto Pittarella piglia il nome di Merdaro, e cade nel Savuto. Le donne hanno fama di magare.

 

Pedivigliano e le sue origini.

Il quartiere di Pedivigliano è del tutto originario da Cupani, da dove il suo popolo partì per i disastri accaduti della peste e dei terremoti, per i pesi universali che si erano resi insoffribili a cagione della mancanza dei cittadini e per altre occasioni.

La fondazione di questo quartiere non può essere più antica dell’anno 1512, perché negli strumenti, parlamenti e privilegi seguiti verso questo anno nella lite del demanio di questa Città (Scigliano) col Conte di Martirano, non si fa menzione alcuna di Pedivigliano; ma solo degli altri quartieri. Cresciuta poi questa popolazione verso la metà del secolo XVI, formò comunità separata e distinta con Sindaco ed Eletti, e litigò lungo tempo in Regia Camera coi cittadini di Cupani per cagion dei fuochi; per la qual cosa, a favore di costoro sul dì 15 e 22 dicembre 1572 ne uscì l’arresto 312 rapportato dal Marinis.

Dopo questo spiato l’università di Cupani, e quella di Pedivigliano vennero tra di loro in convenzione, come si rileva da uno strumento rogato dal Notar Petronio di Petrone l’ultimo di maggio 1575.  

Il feudo di Pittarella.

Pittarella, col suo piccolo territorio di due miglia di circuito aggregato colla compera di varie possessioni di persone particolari, specialmente di Cupani nell’anno 1592 fu dalla Regia Corte concesso in feudo a Torquato Scaglione. Questi fu Patrizio della città di Cosenza; ma originario da Martirano e discendente del celebre Maresciallo D. Francesco Scaglione.

Il prezzo di questo feudo fu di soli ducati 1740. Dalla casa Scaglione passò questo feudo a quella di Matera, ed oggi si possiede dalla illustre famiglia Passalacqua di Cosenza. Con tutto ciò la Regia Camera nella numerazione dei fuochi ha sempre descritti quelli di Pittarella unitamente a quei di Scigliano, tenendoli stretti col legame della insolidità.  

 

     Le donne di Pittarella.

Si dice che le donne di Pittarella han l’arte della magia. "Han magici sguardi (dice l’illustre prof. Padula nella sua Protogea), han magiche parole, han diabolico riso; parlano con la luna e coi venti; conoscono l’arte di Circe e di Medea.

Si trae dai luoghi più remoti a consultarle, né il pastore Silano a cui si è sbrancata la giovenca stima di poterla trovare senza il loro consiglio.

Tu sei una magara di Pittarella, è quanto di peggio può dirsi ad una donna in Calabria, e questa inveterata opinione sul loro conto tramandataci dai nostri padri viene da ciò che quel paese accoccolatosi in fondo ai sacri e silvestri orrori de’ gioghi Silani fu per davvero ne’ tempi antichi un luogo venerabile e religioso. Pethar significa in ebreo l’Interpretazione dei sogni, e da Pethor si fece Petorel, e in bocca nostra Petorella e Pittarella al modo che il fiume Gazar di Luzzi diventò Gazzel, ossia Gazzarello.

E certo colà doveano condursi i nostri padri semitici per chiedere alle sue sacerdotesse l’esplicazione di loro visioni notturne. La patria del profeta Baalani si chiamava pure Pethor, ma le brave ragazze di Pittarella, che ne sembrano le discendenti, fanno maggiori miracoli che non colui, che dava la parola ad un asino".

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Novità 

I recenti aggiornamenti hanno arricchito l'archivio fotografico con personaggi  che hanno rappresentato e rappresentano  una memoria storica del nostro paese. 

E' presente nel sito una pagina dedicata al periodico "Mondo Nuovo".

Da seguire con attenzione i prossimi aggiornamenti del sito.

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Ultima modifica il  05/16/05.